di Lorenzo Parolin[L8/656-658]
L’ egoismo chiama, la grazia di Dio chiama. L’uomo si gioca l’esistenza scegliendo di rispondere sì ad una di queste due fortissime attrazioni. La prima, purtroppo, è molto gettonata, perché gli orgogliosi , dalla loro posizione sopraelevata, si precludono la possibilità di vedere la realtà spirituale che sta oltre la tapparella, perché le alette sono orientate verso il basso dal Peccato Originale. Con la vista così limitata, essi rimangono a coltivare l’amore per sé stessi. Gli umili , invece, vedendo le cose dall’humus (dal basso), capiscono l’importanza della grazia divina, la accolgono, si aprono all’amore verso Dio e il prossimo, e salvano la loro esistenza.
Coltivare L’umiltà Tutti che sanno tutto, che tentano di imporre le proprie idee, che chiamano errori le idee degli altri e le combattono per il bene dell’umanità. Non è però automatico che ciò che fanno gli altri sia male solo perché ciò che facciamo noi è bene; in natura c’è spazio per molte cose vere, che si integrano a vicenda, e per altre ancora, pure vere, ma a noi sconosciute . Con una padronanza così parziale della realtà, ritenere che la nostra visione sia esaustiva, e la migliore, è un grosso limite, e non basta nemmeno la composizione democratica dei frammenti di verità presenti nelle teste altrui. Sarebbe davvero il caso di abbassare le ali e di chiederci umilmente se non ci sia qualcuno, che fa parte della realtà a noi ancora nascosta , che potrebbe avere dei piani migliori dei nostri ed istruzioni utili da darci. E poiché solo poco di ciò che facciamo va a buon fine, mentre la maggior parte va a rotoli o non è ben vista da chi ci vive accanto, potrebbe benissimo esistere un’altra forza a noi invisibile che ci incita a combattere tra di noi per poterci poi raccogliere con poca fatica, esausti ed esanimi, ed impedire così che ci avanzi tempo per lasciarci attrarre dalle forze del bene. Se così fosse, ci sarebbe il Male che soffia sulle debolezze umane al fine di rendere nemici quelli che invece dovrebbero essere considerati dei compagni di avventura/sventura e al contempo distrarci dal Bene, al quale invece sta a cuore la nostra salvezza. Hai capito? La strategia del Maligno non è di far vincere un esercito contro un altro, ma di sfiancarli entrambi per portare poi tutti i feriti in un’unica inferneria. Non bisogna dunque raccogliere la sfida del male a combattere ciò che non va nelle teste delle mogli, dei figli, dei parenti, degli amici, dei colleghi di lavoro, dei burocrati, dei politici, dei banchieri e delle canaglie di altissimo livello. No, non combattere loro contro, sarebbe un favore fatto al vero nemico di tutti; cerca piuttosto di convertirli al bene facendo loro assaggiare del calore umano. Se si sentissero voluti bene, e non criticati, reagirebbero in maniera più che positiva. La forza per fare tutto ciò va attinta alla sorgente del Bene, quell’entità invisibile che diventa “visibile” agli occhi di chi coltiva l’umiltà.
[rif. www.lorenzoparolin.it L8/656-658]