di Lorenzo Parolin[L8/849]
Esiste un grande disegno sopra le nostre teste. Ad esso possiamo collaborare volontariamente oppure possiamo resistergli e tentare di stravolgerlo. La potenza e la capacità organizzativa divine sono tali che chi si affida al Signore (al dominus, colui che domina) e segue le regole da lui stabilite, ottiene più soddisfazioni di quante ne desideri e diventa un essere più grande di quanto non sogni. Dio pensa in grande per tutti. Il guaio è che pochissimi collaborano, anzi, quasi tutti chiudono i rapporti con lui ed aprono partita iva in proprio. Possono gli uomini mettersi in concorrenza col Creatore? Certo che possono, ma non essendo confrontabili con la sua grandezza, i risultati da essi ottenibili non possono che essere modestissimi e perciò deludenti. Emulare Dio e competere con lui in potenza è una pazzia. L’uomo che si atteggia a dominus rinuncia al corposo vitalizio divino che lo sostiene gratuitamente, per vivere degli stenti di cui diventa capace. Mancando di potenza propria, egli non può essere un elargitore di doni e di servizi, perché, non avendone a sufficienza nemmeno per sé, finirà per reclamare risorse da chi gli sta attorno, come fanno gli imprenditori con i dipendenti, con i fornitori e con i clienti: diventa uno sfruttatore. La condizione normale per l’uomo religioso è stare sottomesso al suo Creatore (rispettare le regole da lui stilate) e consumare quello che egli ha sapientemente programmato per il suo massimo bene. Dominare isolandosi da Dio, ossia chiudendo il rubinetto che disseta naturalmente le creature, produce situazioni, a dir poco, critiche. Chi vuol essere grande e dominatore deve avere capacità di dare, di regalare, di servire. Il titolo di potente e di dominatore si addice quindi solo a Dio, perché lui è il servitore perfetto, premuroso al massimo grado. Soverchiare con la forza o con le leggi umane ciò che è già ben regolato, è arroganza, stupidità e indice di debolezza. La presenza di dominatori impotenti crea una classe di sfruttati che cercherà una rivincita attraverso la contrapposizione. È chiaro? La contrapposizione a Dio crea contrapposizione anche tra gli uomini, con doppia vittoria del Maligno: su Dio e sugli uomini. Sì, il Maligno incita gli uomini a mettersi in proprio e a competere tra loro per impedire che stiano rivolti a Dio. Ovviamente, egli prospetta risultati superiori a quelli di chi stia sotto padrone. È una bugia? Sì, anzi è un inganno prolungato, ma solo così il Male può cantare vittoria. L’efficienza globale precipita dalla collaborazione tra creature ben nutrite dal dominus amoroso (come dipendenti) alla contrapposizione tra sedicenti creatori malnutriti (come imprenditori) e per giunta inclini a investire in futilità, e quindi a disperdere. Se l’uomo vuole diventare un grande, un vero dominatore e un vero potente non ha alternative: deve stare alle dipendenze del generatore di linfa ed attivare la facoltà costruttiva dell’amore. Chi voglia diventare simile a Dio deve farsi servitore.
Perché si domina con la forza? Lo si fa per cecità e per piccolezza. Chi è equilibrato si lascia dominare e accudire dal suo Dio.
[rif. www.lorenzoparolin.it L8/849]