di Lorenzo Parolin[L8/326]
La democrazia presuppone che i piccoli egoisti formino un soggetto forte chiamato popolo, capace di organizzarsi naturalmente in gruppi compatti per tenere a bada i grandi egoisti, ma il demos (la popolazione) non si comporta affatto secondo il modello associativo, anzi, è incline a non fare lega per niente, pertanto, concedere la sovranità al popolo, quando il popolo non è in grado di esercitarla, perché minato dall’egoismo disgregatore, è una grande vigliaccata! La democrazia funzionerebbe se l’uomo non fosse egoista, ma dal momento che lo è, l’ideologia non regge, con sommo piacere dei furboni. L’applicazione di una teoria palesemente falsa, perché fondata sull’ipotesi fasulla che l’egoismo sia una forza creatrice, serve ai furfanti per trarre dei vantaggi: il potere non esercitato dai legittimi proprietari rimane a disposizione di chi se lo prende! Gira e rigira, se si approva l’uomo egoista non c’è teoria che tenga, perché l’egoismo compromette alla radice l’esistenza e genera senza eccezioni ingiustizie e guerre.
Poiché l’egoismo non può essere estirpato dal cuore dell’uomo, perché parte della sua natura, non resta che puntare ad attenuarlo. Qui ci vengono in soccorso varie dottrine. Tuttavia, i migliori risultati si ottengono adottando le dieci regole del Sinai e prendendo come modello da imitare il Falegname di Nazareth.
Il popolo celebrato dalla democrazia non esiste: è una entità virtuale. Poiché nessuno nel Sistema ha cura di calmierare l’egoismo disgregatore, gli egoisti più grossi prevalgono sui più piccoli, sovra eccitano l’egoismo generale con conseguente ulteriore atomizzazione (dispersione) delle masse, spengono ogni focolaio di opposizione e restano dominatori incontrastati. Il meccanismo è semplice: il cittadino affetto da egoismo, lungi dall’associarsi e formare massa critica contro i prevaricatori, lascia che il suo egoismo venga sovra eccitato e che la sua reattività ai soprusi venga affievolita.