di Lorenzo Parolin[S3/70]
Chi non ha niente da nascondere trova che le leggi sulla privacy sono solo una costosa pratica burocratica e una inutile perdita di tempo. Non così invece chi ha una doppia vita; costui ha bisogno di mostrare la sua moralità in pubblico e di condurre una vita trasgressiva in privato senza che nessuno possa mettere in piazza le sue debolezze e i suoi loschi traffici. Questa legge è voluta dunque da chi ha in bocca cose diverse da quelle che ha in cuore e da chi cerca di avere vantaggi privati a scapito della cosa pubblica. Come logica conseguenza sembrerebbe che spiare e intercettare chi fa il “furbo” possa essere un’azione doverosa a difesa degli onesti, invece, gli spioni sono altri disonesti che stando nascosti cercano di smascherare gli avversari per mettersi al loro posto. Sono quindi da bocciare sia la privacy che le spiate. L’ombra, si sa, favorisce la canaglia, perciò al buono conviene che tutto sia messo sotto i riflettori, tanto, “male non fare paura non avere”, dice il proverbio. La canaglia, invece, introduce la privacy facendo credere a chi non ne fa uso che sia una conquista di civiltà, per poterla poi usare a proprio vantaggio. Che società è mai quella in cui alcuni possono nascondere una parte dei loro affari mentre altri li espongono tutti alla luce del sole? Perché dovrebbero esistere soci pienamente responsabili ed altri a responsabilità limitata? Oggi, purtroppo, molti sono i furbi che gestiscono colossali affari sporchi e, grazie alla privacy, nascondono sia gli utili che le malefatte. E non c’è speranza che le cose possano cambiare. A meno che un gran numero di onesti non si coalizzino ed impongano al Sistema una maggiore trasparenza. [rif. www.lorenzoparolin.it S3/70]