PRODUTTIVITÀ

di Lorenzo Parolin[L8/293]

Produttività

Poniamo che 10 persone disorganizzate producano utili per 100 unità: 10 pro capite. È utile che uno di essi smetta di lavorare e curi l’organizzazione?
Certamente sì; è probabile che i 9+1 producano utili per 120 unità: 12 pro capite.
Allora ne mettiamo due a dirigere e otto a lavorare; sarà cosa buona?
Se il monte utili supera 120 unità, anche il secondo impiegato è produttivo, diversamente avremo creato un burocrate parassita.
Finisce qui il discorso?
No, bisogna assicurarsi che le maggiori o le nuove unità prodotte non siano nocive alla salute fisica, mentale e spirituale del gruppo, altrimenti, a lungo andare, i danni potrebbero essere maggiori dei benefici. La pesante crisi in atto è da ascrivere ai guasti arrecati alla spiritualità dell’uomo dal mito del consumismo, figlio dell’efficientismo produttivo.
Ma non è tutto. Spingendo allo spasimo la specializzazione delle mansioni (produzione a catena), gestita da un sempre crescente numero di organizzatori interni, consulenti esterni e uomini addetti alla cosa pubblica, siamo arrivati ad avere circa 2 persone che lavorano e 8 che “assistono”, con un lusinghiero risultato globale pari ad almeno 200 unità.
Bene, si dirà: 20 per ciascuno!
No, qui casca l’asino: la ripartizione non è equa! Al lavoratore viene lasciato molto meno di 10 e il resto viene intercettato da una marea di papponi e di parassiti. Inoltre, di quelle 200 unità, solo una parte sono beni primari o utili, la rimanente è fatta di accessori superflui (voluttuari) e prodotti per molti versi nocivi, soprattutto per la salute mentale.
Ci ritroviamo così con lavoratori stressati dal ritmo di lavoro disumano, destabilizzati mentalmente dai prodotti che consumano, spiritualmente aridi e sull’orlo della povertà. Tentano essi di divincolarsi dalle pastoie per diventare benestanti, e chiedono prestiti da investire in attrezzature e tecnologia, ma finiscono per correre di più per pagare le macchine e per mantenere così le sanguisughe che erogano i prestiti.
Smettere allora di organizzarsi e di crescere?

No! Smettere di lasciarsi organizzare, smettere di correre per gli altri e incominciare a spendere solo per ciò che è Pane!

Se sei un privilegiato, e taciti vigliaccamente la vergogna di esserlo, non hai che da organizzare la raccolta dei frutti del sudore altrui. Se invece sei uno svantaggiato che tenta di emergere, o semplicemente di stare a galla, devi arare e coltivare per chi si è seduto comodo sopra di te. E se non mantieni i ritmi imposti, l’ingranaggio ti stritola.