di Lorenzo Parolin[S3/69]
“Sii ottimista, non perdere la buona abitudine a spendere, l’economia ripartirà!” È il messaggio che lanciano le autorità politiche per uscire dalla pesante crisi economica mondiale del momento. Non posso sparare a zero su chi indica come soluzione lo stesso male che ci ha portati alla crisi attuale, cioè l’inclinazione smodata al consumo, perché l’onda di bassa marea che si è prodotta è così profonda che merita di essere ripianata, almeno un po’, con qualunque mezzo, in quanto l’arresto repentino dei consumi si sta risucchiando i risparmi e i posti di lavoro di milioni e milioni di poveri diavoli, tuttavia, il consumatore deve avere ben chiaro in testa che non tutte le spese sono raccomandabili. Spendere avvia un ciclo virtuoso che crea lavoro e guadagno, ma vanno evitati i beni voluttuari e il superfluo. Questi, oltre a svenare economicamente i compratori, hanno la capacità demoniaca di influire negativamente sulle teste delle persone e quindi di abbassare il livello morale della Società in cui viviamo. Il surplus, va ricordato, non è mai neutro, ha sempre effetti destabilizzanti e distruttivi sui singoli e sulle masse. Il pallone America, appena scoppiato, è stato gonfiato da arrivisti immorali cresciuti alla scuola del consumismo sfrenato. Se ci limitassimo ad usare solo le cose indispensabili per vivere ed eliminassimo quelle effimere o di scarsa utilità, cioè se spendessimo di meno e meglio, potrebbero bastarci meno soldi per vivere, si potrebbe lavorare tutti di meno e godere tutti di più. La crisi si può risolvere tornando a consumare tutti di più per poter lavorare tutti di più oppure invitando la gente ad accettare di lavorare di meno e a spendere meno ma meglio. Questa seconda opzione, però, è mal vista dalle classi dominanti, perché così resterebbero senza “guadagni” quelli che sfruttano il lavoro altrui.
Faticare di meno ed avere di più. Non sembra una formula magica? No, è la pura verità. Se il buono della vita lo si allunga versandovi il non essenziale e il godereccio, è come aggiungere dello sterco sul pane buono: si rovina anche quello. Anziché arricchire la vita, la si sminuisce. Si lavora di più per avere di meno. Non aspettare che siano gli uomini di potere a proporre la soluzione francescana. Se lo facessero si darebbero la zappa nei piedi; essi vivono di effimero, di sprechi, di lussi, di litigi, di degrado morale e di rapina. È a questo scopo che sono campioni a proporre la loro “mercanzia” in modo attraente facendo passare per buono ciò che è solo bello e piacevole. Guai però a confondere le due cose. Prima di spendere devi sempre chiederti: mi servirà davvero? mi farà bene? sto sostenendo chi se lo merita? E non stupirti se quasi tutte le proposte commerciali lanciate dai media sono da cestinare: i proponenti hanno a cuore i loro interessi, non il bene comune. Lascia che il mercato proponga e faccia pressione: chi decide sei tu. Con i tuoi acquisti ragionati, che sanno guardare al di là del “bello” e del “mi piace”, puoi finanziare l’espansione di ciò che è valido e boicottare ciò che è poco degno. Puoi cioè plasmare il mondo di domani. C’è dunque una responsabilità sociale e politica nell’acquistare. Acquistare, prima di essere un fatto economico, è una questione morale. Ecco l’importanza di essere in sé quando si acquista. Durante una crisi, dovendo tirare la cinghia, si elimina il superfluo e il voluttuario. Così in un sol colpo ci si toglie di torno ciò che influisce negativamente sulle nostre teste e si fanno fallire i produttori di negatività. Benvenuta crisi! [rif. www.lorenzoparolin.it S3/69]