SPICCIOLI

di Lorenzo Parolin[L1/41]

A maggio, quando il grano è di un bel verde scuro, alto e con la spiga già formata, chi non se n’intende, vedendo quel prato rigoglioso, potrebbe mandare la falciatrice a farne fieno. Tutti saprebbero riconoscere il grosso errore e sentenziare che, aspettando la fine di giugno, si sarebbe potuto ottenere di meglio. Eppure, ciò che è così evidente per il grano, non lo è per la sessualità. Appena si vedono spuntare i primi peli al pube, gli adolescenti iniziano subito ad esercitare, e se indugiano un po’ sono i loro genitori a spronarli. Gli adulti, poi, cominciano dagli esercizi sessuali, e solo in seguito si conoscono; così la piantina delicata dell’amore non fa mai in tempo ad arrivare a maturazione. Si confonde l’amore con il fare all’amore, si confonde l’orgasmo con la felicità, si crede di poter superare il carcere, in cui a volte uno si sente rinchiuso, a colpi di atti sessuali, ma ciò non è vero, anche se è molto bello. Un atto sessuale, consumato con la massima raffinatezza fra partner di prima scelta e in un contesto da favola, può dare sensazioni e piaceri al massimo pari a dieci. Invece, due persone, sia pure male assortite, scadenti fisicamente e confinate in un ambiente squallido, ma che si amano, cioè che vogliono l’una il bene dell’altro, possono trovare emozioni e gioia almeno pari a cento. Perciò, se il tuo partner non è né giovane né ricco né importante, ma ti ama, non ti preoccupare! Tu perdi solo gli spiccioli della felicità, ma le banconote di grosso taglio le hai già in tasca.
Per amore qui non si intende l’innamoramento, ma la decisione razionale di volere il bene del compagno anche a scapito della propria persona. L’amore vero amplifica enormemente la gioia, ma ha i suoi tempi e le sue regole da rispettare. Troppo spesso l’innamorato dice: ti voglio bene, non posso stare senza di te, ti desidero, e si esibisce in miagolii, in tenerezze, regali, attenzioni e promesse, ma dopo un periodo di ubriacatura, complice il sesso, passa ad un partner più bello o più ricco o più giovane o più intelligente o semplicemente nuovo e lascia l’altro nello sconforto. Anche se dalle apparenze non si sarebbe detto, un occhio esperto aveva visto che quell’innamorato non voleva il bene della sua ragazza (ragazzo), perché il suo interesse e la sua dedizione erano soltanto strategiche. Per succhiare comodamente era necessario essere attaccati al frutto, però, finito il succo, finito l’interesse. Il mondo è pieno di gente che adotta questi atteggiamenti alla moda e da emancipati, e purtroppo i risultati si vedono. Un tempo, durante il fidanzamento, la massima attenzione di ciascuno era posta nel capire se veramente l’altro fosse disposto ad accettare la persona così com’era, difetti compresi, e per questo motivo il frutto rimaneva integro. Senza nulla da succhiare si capivano subito le intenzioni, perché, o l’amore c’era o uno non durava a lungo.
Oggi invece, in nome della libertà, le piantine di grano si cercano con l’intento che ciascuna faccia strame dell’altra e non capiscono che, con un po’ di pazienza e di sacrificio, anche dal grano più scadente, ma maturo, può uscire un pane enormemente più gustoso del miglior fieno. Peggio per loro! Si condannano a non conoscere mai la vera gioia.
[rif. www.lorenzoparolin.it L1/41]